Western States 2012 Parte Prima

Alla fine ce l'ho fatta: il mastodontico racconto della mia WS prende corpo in comodi fascicoli settimanali.

Naturalmente sarà lunghissimo per non dire eterno, altrimenti che gusto c'era a fare 100 miglia a piedi e circa 20000 in aereo: per chi me lo chiedeva, beccatevi questo, siete stati accontentati e ora subite. Per chi invece poteva farne a meno, abbiate pazienza e girate pagina, la versione breve è questa: preso aereo, guidato macchina, partito Squaw Valley, corso, arrivato Auburn, tornato casa con fibbia, tutto bello. Ma così vi perdete il meglio. Del peggio.


Aeroporto, ore 7:00. Un po'colpevoli per aver buttato Janpo giù dal letto all'alba per accompagnarci, gli offriamo almeno la colazione. Dopo aver imbarcato i bagagli,e ritirato i biglietti, finalmente è ora, si parte.

Fino ad Amsterdam il viaggio è breve, allungo le gambe e riesco ancora a dormire un po'. Una volta arrivati a destinazione ci orientiamo nello sterminato aeroporto, e cercando di non farci investire dalle macchinette elettriche degli inservienti ci avviamo al terminal. Controllo dei documenti, nuovo controllo dei documenti, scansione a raggi X e dopo un attesa di mezz'oretta ci imbarchiamo. L'aereo è uno di quei colossi a due piani che sembrano delle navi, posti strettini ed in più finiamo in mezzo, nella fila centrale da quattro, ma con una botta di fortuna quello a fianco a MC rimane libero: buon segno. Le 10 ore scorrono lente tra pranzo, cena, spuntino, film insulsi e qualche magnifica veduta dal finestrino di Islanda e Groenlandia durante le nostre passeggiate distensive; riesco a dormire poco, un po'perchè è pieno giorno, un po'perchè sono emozionato come un bambino.

Passiamo sopra al Lake Tahoe, nostra meta finale, ed in un attimo siamo a SF: prima di scendere rubiamo con discrezione entrambe le coperte ed i cuscini, che si riveleranno essenziali per le nostre notti in tenda. Riusciamo a  perderci di vista nello scendere dall'immenso aereo, ma ci ricompattiamo prima della dogana. Coda chilometrica, mi immagino discussioni, controlli, documenti incerti e vite spezzate dai funzionari come sono abituato a vedere da noi: mi chiedo se l'ESTA è a posto ed i passaporti vanno bene, e se non c'è nessuna irregolarità, e cosa mi chiederanno. Dopo quaranta minuti tocca a noi ed un gentilissimo omone di 150 kg e baffoni ci chiede semplicemente di appoggiare le dita su un touch pad, sorridere per la foto e riempire un modulo. E ci dice benvenuti negli Stati Uniti e fate un buon soggiorno. Nice 'n easy.

Borse arrivate (per non sbagliare la roba della gara era tutta nel bagaglio a mano, sarei rimasto senza mutande e spazzolino, ma con una scatola di GU, due paia di scarpe e le borracce a mano), usciamo dall'aeroporto e, si, siamo negli USA.
Autonoleggio, miracolosamente non cercano di venderci niente di aggiuntivo, anzi con grande gentilezza, ci mandano  al garage. L'addetto alla consegna macchine ci dice (sempre gentilissimamente, ovvio) che dobbiamo aspettare venti minuti. Beh, nessun problema, anche se effettivamente siamo stanchi per il viaggio, e comunque vogliosi di metterci in marcia.
I venti minuti diventa mezz'oretta, finchè il gentilissimo addetto non si spazienta: arriva un SUV gigante e ci dice "It's for you, you've got a free upgrade, thanks for waiting, have a nice trip".

Il nostro mezzo. Ma sarà abbastanza grande per dormirci dentro?...
... shitsure! Più grande della nostra tenda, o anche solo del letto di casa mia!
Ringalluzziti partiamo. Si, ma dove si va?

"Ma, senti Mari, a 20 minuti dall'aeroporto c'è (casualmente) un negozio abbastanza famoso, che dici, andiamo a comprare le ultime cose? Tanto è presto, sono le due! E'anche coffe shop, così ci rilassiamo un attimo..."

"Ma si dai, benissimo"

Via, dritti da Zombie Runner: per chi non lo conoscesse, è un negozio culto tra i runner ed ultrarunner californiani. I proprietari Don e Gillian hanno nel curriculum due Badwater, svariate WS, un Grand Slam ed altri challenge come aver completato in 13 giorni il Bay Area Ridge Trail di 500 miglia. Il negozio, per noi abituati a credere che Chamonix sia la mecca del trailer, è devastante. La parete scarpe avrà 150 modelli, tutte le marche. Una parete di gel e nutrizione, una biblioteca con i testi sacri e video, un reparto abbigliamento esclusivamente tecnico (l'abbigliamento casual che da noi regge i negozi sportivi, qua non lo tengono!). Aggiungere un coffe shop con macchina Gaggia italiana ed un salottino relax. Il tutto in un vecchio cinema anni '50. Il paradiso di ogni nerd della corsa.

L'entrata di Zombie Runner
Curisando la collezione di fibbie di Don e Gillian. 

Ci prendiamo un caffè e Don ci chiede da dove veniamo: quando scopre che siamo qui per la WS si illumina. Ci augura buona gara e buon soggiorno in NorCal e dopo gli ultimi acquisti partiamo verso Auburn, dove ci aspetta cena con Chris, il mio pacer che finalmente conoscerò di persona.

Ora, io vivo a Genova che già è una città piccola, ma in definitiva sono un paesano: come facevo a calcolare che qualche milione di persone al giorno esce dall'ufficio e per tornare a casa fa la circonvallazione della baia di SF? Sono due ore di coda e progressione a passo d'uomo, ma chissenefrega, sono in California, mi guardo intorno, e quando prima di Sacramento il traffico si fa scorrevole avviso Chris che siamo in leggero ritardo. Con la solita gentilezza US, mi dice di non farmi alcun problema e fare con calma, mi aspetta alla Auburn Ale House tranquillo.

Motel 6 Auburn
Troviamo il motel, scarichiamo i bagagli, doccia velocissima e via verso il locale.
Riconosco Chris in fondo alla sala e finalmente ci conosciamo di persona: come via mail, il feeling è immediato, ho avuto una fortuna sfacciata.

Chris è di Lincoln, una cittadina a 10 minuti da Auburn, corre sempre in questi posti e due anni fa ha finito la WS. Da Rucky Chucky, miglio 75 circa, ha corso con dolori lancinanti ai piedi, ma ha finito (You've got to respect the race and the volunteers, mi dice): il giorno dopo ha scoperto di avere una frattura ai metatarsi da stress e di aver perso tutte e 10 le unghie per l'appoggio innaturale a cui le fratture hanno costretto i piedi. Ma l'ha finita.

Io e MC ci mangiamo un bel burger (primo di una serie infinita) e beviamo con gusto l'IPA locale, mentre Chis ci da consigli su percorso, crewing ed in generale su come affrontare la cosa: mi chiede quale target ho... ma è la mia seconda 100 miglia, la prima gara in America, dove la logistica, il percorso e tutto quanto è radicalmente diverso, non ho un vero target. Certo, gli dico che se sto bene a Foresthill, e sono nei tempi, un tentativo alle 24 ore lo farò. Lui mi dice di partire tranquillo, che la gara inizia al 60mo miglio e di stare attento a mangiare e bere. Le previsioni sono buone, non ci sarà il caldo atroce, e questo è bene, visto che abbiamo avuto un maggio freddo e piovoso. Lui ha avuto un po'di polmonite due settimane fa, preferisce dividere il pacing con un altro suo amico se per me è ok. Naturalmente è ok, e mi dice di andare domattina da Auburn Running Company e chiedere di Carey. Poi Chris ci chiede dell'Europa, si parla di vita in generale e le birre vanno: sto bene, mi sento emozionato, ma in maniera positiva, giusta. Sto vivendo un'avventura fantastica e mentre torniamo al motel mi rendo conto di quanto sono fortunato ad avere questa opportunità.

Si dorme poco nonostante la stanchezza ed il letto comodo: il fuso orario ci lascia alle 5 in piedi. MC mi chiede se ho voglia di fare una corsetta, tanto per scrollarci di dosso il viaggio. Sicuro!
Ci avviamo verso il paese nelle prime luci, giriamo un po'finche non troviamo il ponte bianco che segna l'ultima discesa verso la pista di atletica e con una certa emozione entriamo nello stadio della High School aspettando di vedere già tutto montato e pronto. Niente di tutto ciò, ci sono due signori attempati che stanno facendo footing e basta. Ritorniamo al motel, colazione e poi via, ricognizione delle Aid Station così MC fa pratica di strada e auto. Andiamo fino a Robinson's Flat, poi torniamo a Foresthill ed infine Green Gate ed Highway 49: avrà anche lei da farsi parecchia strada in macchina e a piedi, ma almeno abbiamo visto dove andare.




Ritorniamo ad Auburn ed andiamo in centro. Troviamo Auburn Running Company, una specie di tempio sacro della WS e dell'ultrarunning americano. Entriamo, iniziamo a curiosare tra scarpe ed abbigliamento, un commesso si avvicina e ci chiede (gentilmente, è ovvio) se abbiamo bisogno e poi se siamo lì per la WS: alla nostra risposta affermativa interviene un altro commesso "Are you italian? Davide? I'm Carey, your pacer!"

24 anni, una figlia che gironzola per il negozio a piedi scalzi ed un'altra in arrivo, è il prototipo della new generation di trailer US. Pantaloncini '70, Merrell Trailglove ai piedi e maglietta lisa e strappata. E' esaltatissimo dall'idea di aver trovato qualcuno da accompagnare, gli dico che sono io a dover ringraziare, ma risponde che per loro è un onore poter far parte della WS anche come pacer, e che è un piacere farlo per qualcuno che arriva da lontano. Eccezionale. Anche con lui, feeling immediato, parliamo un po'di corsa, mi ripete i consigli di Chris (partire tranquillo, la gara comincia al Cal Loop) e dopo aver comprato l'immancabile t-shirt e canotta di Auburn Running Company, mi dice che sarà fantastico.
Inizio a crederci.
Il tempio sacro
Storia

Noi ci incamminiamo verso il Lake Tahoe, non prima di aver fatto una visita ad un gigantesco supermercato di Roseville dove, dopo aver superato lo shock iniziale, compriamo le provviste per i giorni a venire, i materassini per la tenda e la bombola del fornello.
La strada sale quasi senza accorgercene verso Truckee, poi svoltiamo e dopo 15 minuti ecco il nostro campeggio: è spartano, ma molto molto bello. C'è dei wc a fossa, una fontanella e stop, in compenso ogni piazzola è gigante ed ha un fire ring con griglia, una panchina dove mangiare ed un box anti orso dove tenere cibo (e cosmetici). Montiamo la micro tenda e non resistiamo alla curiosità di fare un giro a Squaw Valley.


I nostri 100 metri quadri di piazzola per una microtenda

Squaw Valley si presenta come una specie di Cervinia costruita con gusto in una vallata spettacolare (ok, senza Cervino, è vero). E' un posto assolutamente finto, creato per ospitare le Olimpiadi invernali del 1960, ma gradevole. Appena arrivati, su una poltrona che si gode il sole, trovo il grande Andrew, un inglese con cui ho condiviso un bel tratto dell'UTMB e vari deliri. Ci sembra assurdo ritrovarci entrambi qui, ma è la magia del mondo del ultrarunning. Due parole, qualche scambio di opinioni e poi li lasciamo in pace ed andiamo a fare un giretto. C'è già l'arco della partenza, solite foto e poi finiamo a mangiare all' Aulde Dubliner: un (ovviamente finto) pub irlandese che però ha una buona zuppa che ci scalda, visto che l'aria si è fatta fredda. Ce ne accorgeremo soprattutto nella notte: qui sembra tutto ampio, vasto e così via, ma in realtà siamo a 2000 metri anche se ci passa l'autostrada e c'è una città da 400.000 abitanti a 10 minuti. Di notte la temperatura cala, e nei nostri sacchi a pelo ultraleggeri battiamo i denti, così ci stringiamo ancora più di quanto la nostra microtenda già ci obblighi. E per fortuna che l'aria è secchissima, altrimenti volavano i reumatismi.

Ci scaldiamo con la colazione e poi via verso Squaw Valley per visita e check in. Siamo tra i primi, c'è un bellissimo sole ed entro. Compilo un modulo e chiedo al mio vicino se mi firma la dichiarazione di responsabilità come testimone. "Sure", firma, leggo, è Michael Wardian: non credo lui sia rimasto impressionato come me quando mi chiede se posso fare altrettanto.
Avanti per la foto di rito, sguardo inebetito e poi giro pacco gara: nell'ordine mi consegnano uno zaino Mountain Hardwear, una maglietta tecnica Mountain Hardwear personalizzata WS 100, una felpa blu con zip e cappuccio con logo WS ricamato, un balaclava della Moeben personalizzato (ci ho messo un attimo a capire come si utilizza, e comunque non l'ho mai usato), una tazza termica da caffè (very USA) con logo, vari depliants, delle prugne ed albicocche secche ed una confezione di Udo's Oil che pare tutti i top bevano con gusto a colazione, pranzo e cena. Bottino interessante: la WS costa, e non poco, ma è difficile lamentarsi del pacco gara.
Passo ai controlli medici, mi viene preso il peso, la pressione e viene riportato tutto su di un braccialetto giallo: quando lo chiudono è un momento particolare, quello è il filo che ti lega alla gara. Ultime formalità, prendo il mio programma della gara, una bellissima pubblicazione con TUTTE le informazioni necessarie e foto fantastiche ed esco sulla Olympic Plaza dove MC mi aspetta.

Da riportare intero ad Auburn...
E' presto, il briefing sarà alle tre, e così decidiamo di andare a Reno all'outlet Patagonia a curiosare. Pranzo a base di burger e siamo di ritorno appena in tempo per mettere tre drop bags di sicurezza e poi inizia il briefing con tutti i runners seduti nello spiazzo. 

Le file di drop bags pronte per essere caricate
Prende la parola John Trent, poi Greg Soderlund finchè sul palco non compare lui, il leggendario Gordy Ainsleigh, l'uomo che ha cominciato tutto.Con modestia dice al microfono che chi vuole farsi "aggiustare" può andare da lui, chiropratico di professione. E' davvero un personaggio: ci si aspetterebbe di vederlo imbalsmato in un ruolo istituzionale o rappresentativo, ed invece è lì come corridore e partecipante esattamente come gli altri, se non fosse per quello 0 che porta sul pettorale. Diciamo che riassume al meglio lo spirito della WS: sarà la prima 100 miglia del mondo, la gara che fa sognare la maggior parte degli ultratrailers americani e non solo, la storia del trail running, ma rimane una gara "locale", sicuramente sentita e partecipata dalla gente del posto, ma con un'atmosfera quasi intima e raccolta. Non è un circo, non è uno show, non è di proprietà di nessuno: era e resta una magnifica corsa a piedi, punto.
Gordy Ainsleigh e Greg Soderlund: WS legends
Greg Soderlund, RD uscente lascia la parola a Craig Thornley, poi piano piano vengono chiamati a parlare tanti volontari, dal Tim Twietmeyer ai responsabili medici, un giusto riconoscimento per i 1600 che servono per far correre 400 atleti. Poi Tropical John Medlinger, direttore di ultraRUNNING, speaker ufficiale, presenta i migliori uomini e donne sul palco. Viene osservato un minuto di silenzio per Stephane Brosse e poi liberi tutti. Ma non prima di aver sentito John Trent dare il bollettino per domani. In Farenheit non capisco al volo, ma dopo qualche calcolo mi viene fuori un 5 gradi Celsius da qualche parte: possibile? Nella testa tutte le mie certezze a livello materiali crollano facendomi cadere nella confusione totale: mi aspettavo di combattere il caldo torrido con bandanna rosso in tributo a Tim Twietmeyer ed invece dovrò mettermi la giacca? Ma perchè sempre a me il maltempo (vedi CCC 2010, vedi UTMB 2011)?

Il bieco consumismo mi fa uscire dal lieve stato d'ansia, e mi precipito al WS Store a comprare magliette della gara per me, MC e qualche amico, più due o tre cavolate. Mi sento chiamare, è Chris che è uscito prima dallo studio e si è fatto un ora di macchina per passare a salutarmi (e per comprarsi anche lui qualche maglietta e gadget hahaha). Ultimo consulto, raccomandazioni finali, e ci vediamo a Foresthill.

Me and my pacer
Io e MC ritorniamo al campeggio: è presto, ma voglio sistemare bene le mie cose e mangiare con la luce per poi andare a nanna. E così appena arrivati al caldo sole del pomeriggio mi metto a trafficare per preparare la roba del giorno dopo e lo zaino da lasciare a MC. Verrà a Robinson Flat (miglio 30), Michigan Bluff (miglio 55), Foresthill (miglio 62), Green Gate (miglio 80), Highway 49 (miglio 93) ed oviamente, speriamo, all'arrivo. Sono molto contento di sapere che la vedrò spesso, la cosa mi da parecchia sicurezza. Lei è un po'nervosa e così mi chiede di ripassare insieme quello di cui potrei avere bisogno, ma in fondo manco io lo so bene!
Psicosi da materiali
Comunque prepariamo tutto e poi mettiamo su la pasta. Intanto intorno a noi il campeggio si popola di altri concorrenti e volontari, visto che dormire a Squaw Valley costa delle cifre improponibili. Ci sono due signore attempate, due ragazzi giovani ed una coppia padre e figlio: lui è di Foothill, sobborgo di Auburn, conosce Carey che gli ha detto che avrebbe corso con un italiano, ed eccolo qui. E'alla sua prima 100 miglia ed il figlio gli farà da pacer, parliamo un po' e poi ci diamo appuntamento all'indomani.
Mentre andiamo a lavarci i denti un anziano signore attacca discorso: iniziamo a parlare amabilmente e scopro che l'anziano signore, di nome Mark Olson, ha corso la sua prima WS nel lontano 1983! Domani correrà per la sua sesta fibbia, ma nel frattempo si è finito due Badwater, Angeles Crest, Javelina Jundred, Leadville per restare alle 100 miglia, più un altra marea di gare storiche. Sono ammirato, la sua simpatia e modestia sono incredibili, arriva persino a chiedere a me come secondo lui dovrebbe vestirsi e cosa gli consiglio per l'alimentazione! Pazzesco.

Mentre ci mettiamo in tenda mi risuonano in testa le parole ed i racconti di Mark, sono emozionato come poche altre volte in vita mia: penso al mattino che verrà, ricontrollo le sveglie e mi stringo a MC che dorme già.





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